Intervistiamo il co-founder di Wyblo: la piattaforma per chi si occupa di formazione
Ciao Kevin, che cos’è Wyblo?
Wyblo è una giovane startup innovativa italiana che supporta le aziende di formazione ad automatizzare i processi formativi e misurare l’impatto e l’esperienza dei partecipanti. La misurazione avviene a tutti i livelli: prima del corso con un pre-assessment delle conoscenze, delle aspettative e degli obiettivi; durante il corso per comprendere soddisfazione e il coinvolgimento così da apportare eventuali cambiamenti e alla fine del corso con un questionario di valutazione generale.
In breve: per le aziende di formazione professionale Wyblo fornisce automazione e feedback per prendere decisioni intelligenti.
Il valore della piattaforma è quello di automatizzare tutti i processi, misurando l’impatto del corso e raccogliendo i feedback in modo efficace. La condivisione di queste insights, in tempo reale con più parti interessate, favorisce una maggiore consapevolezza nelle organizzazioni di formazione che possono, in questo modo, prendere decisioni più facilmente e in maniera rapida, facendo leva sui dati ottenuti. In particolare le caratteristiche di Wyblo sono:
- automazione della creazione, somministrazione, raccolta, analisi, visualizzazione, reportistica e condivisione del feedback,
- tracciamento costante dei vari momenti dell’esperienza di apprendimento: prima del corso con un pre-assessment, feedback in itinere, e feedback post formazione (al termine o dopo un certo periodo),
- centralizzazione dei dati,
- condivisione in tempo reale delle dashboard ai partecipanti, trainer, organizzazione e terze parti.
Come vi è venuta l’idea?
Wyblo (in precedenza Edu Enhancement) nasce dall’esigenza di migliorare la comunicazione tra formatori e discenti e garantire un continuo miglioramento del corso. Spesso i formatori ci dicono che non hanno delle informazioni su come si sentano i partecipanti, se non alla fine quando è troppo tardi. Inoltre gli enti di formazione condividono un problema simile: la mole di lavoro manuale che devono svolgere per far funzionare un corso.
Tutto nasce dal mondo universitario nel quale il feedback viene quasi sempre raccolto solo alla fine del corso, portando a un generale disinteresse dello studente e all’impossibilità per il docente di migliorare il corso in modo puntuale. Chiedendo il feedback una sola volta, diventa difficile fornire una valutazione oggettiva e ponderata del corso così come confrontare i risultati. Dal punto di vista dei docenti, le tempistiche per ricevere i feedback ottenuti nel questionario ufficiale sono spesso molto lunghe (circa sei mesi).
Wyblo nasce dall’unione di 3 fattori: la tesi universitaria di uno dei co-fondatori legata al feedback, dall’esperienza del team nel mondo della formazione e misurazione della motivazione, e dalla comprensione dei problemi reali di chi apprende, insegna e gestisce corsi.
In origine Wyblo è stata creata per servire il mercato delle università, con il tempo abbiamo imparato che per una giovane startup come noi, non sarebbe stato sostenibile aspettare i lunghi cicli di vendita di organizzazione complesse come le università. Per questa ragione abbiamo fatto un cosiddetto pivot, cioè un cambiamento di direzione mantenendo però la stessa vision/mission, ossia permettere alle organizzazioni di sfruttare il feedback per prendere decisioni intelligenti e migliorare la qualità della propria formazione. Il nostro focus al momento è sul mondo della formazione professionale, fornendo una piattaforma web altamente personalizzabile e integrabile con i vari sistemi di gestione aziendale e altro. Tuttavia, l’applicazione sviluppata per il mondo universitario è ancora presente su App e Android Store e siamo più che disponibili ad approfondire eventuali collaborazioni con docenti e università.
Che problema risolve alle aziende la vostra startup?
Le aziende di formazione professionale non riescono a capire e prevedere il comportamento dei discenti e dei formatori. Questo li porta a sprecare risorse e capitali cercando di costruire il loro business. In media ci vogliono fino a 10 ore per gestire un singolo corso e molte piattaforme diverse. Questo causa in media lo spreco di 120k euro all’anno per aziende con 10 formatori e con dati decentralizzati. Wyblo fornisce un modo intelligente e automatizzato per capire il comportamento e le interazioni dei formatori e dei corsisti.
In più è una piattaforma all-in-one che permette alle organizzazioni di formazione di gestire in modo efficiente i propri corsi.
Con Wyblo si può:
- Automatizzare i processi dalla registrazione alla certificazione,
- Centralizzare le informazioni dei corsisti, degli istruttori e dei corsi in un’unica piattaforma,
- Monitorare l’esperienza di apprendimento dei corsisti e dei formatori attraverso l’analisi dei dati in tempo reale.
La formazione aziendale in Italia è spesso un tema sottovalutato. Come mai?
Non ne sarei così convinto. Il MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) ha messo in piedi diverse agevolazioni per supportare la formazione aziendale come ad esempio i crediti d’imposta Formazione 4.0 e il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design.
Credo che spetti comunque al privato mettersi in gioco per innovare i propri processi e fornire una qualità della formazione sempre maggiore. Sarò di parte, ma credo che il vantaggio competitivo che dovrebbero cercare le aziende di formazione dovrebbe basarsi su un ascolto attivo dei propri clienti e puntando sulla qualità invece che sulla quantità dei corsi.
Come si può comunicare il valore della formazione aziendale a chi la reputa uno spreco di tempo e di danaro?
La formazione e il continuo apprendimento sono due dei fattori di engagement più forti che spingono i dipendenti a rimanere in un’azienda. Inoltre la formazione supporta il dipendente a svolgere al meglio il proprio lavoro e quindi porta a una migliore performance sostenuta.
Credo che il vero problema sia una questione di fiducia. Spesso si pensa di più al rischio che una volta formata una persona quest’ultima se ne vada e quindi l’investimento di tempo e denaro venga fatto invano. Questa mentalità porta alcuni datori di lavoro a vedere la formazione come uno spreco di tempo e soldi.
Bisognerebbe guardare alla formazione come un canale di coinvolgimento e miglioramento del benessere dei propri dipendenti.
Siete una startup: com’è la vita dello startupper italiano al giorno d’oggi?
Ritengo che nelle prime fasi di vita di una startup, per un italiano, l’Italia sia un buon posto dove iniziare. In particolare, oggi ci sono molti incentivi pubblici come Smart & Start, Smart Money e i vari crediti d’imposta che possono essere usati a vantaggio diretto alla startup o indiretto come strumento commerciale. Considerando che i nostri primi clienti sono in Italia, ha senso essere qui. Infine, il costo della vita non è così elevato, soprattutto se lavori da casa.
Nonostante questo, noi abbiamo un network molto internazionale; il progetto è iniziato in California, per poi spostarsi in Svizzera e ora sta mettendo le radici in Italia. Inoltre siamo supportati da MindCET, l’acceleratore israeliano che accelera lo sviluppo di startup in ambito educativo.
Ma allora perché si sente spesso parlare male dell’Italia quando si tratta il tema dell’imprenditoria?
Una delle ragioni è la tassazione, ma per una startup questo tema si applica in modo marginale in quanto nei primi anni di vita, una startup è in perdita e quindi non ha utili. Un’altra ragione è la burocrazia; ho vissuto in Svizzera e non credo che ci siano delle differenze sostanziali, magari i tempi sono un po’ più rapidi in altri paesi.
Smart working sì o no?
Sì, a condizione che venga gestito in modo strutturato. È fondamentale avere una cultura aziendale adeguata e i giusti processi. Il nostro team è nato online, alcuni membri si conoscevano già prima, altri no. Per gestire la distanza abbiamo messo in piedi una serie di meeting online ed eventi periodici in presenza:
- Standup meeting: il lunedì, mercoledì e venerdì il team operativo si sente per una breve chiamata di 15 minuti per allinearsi sui lavori svolti, in corso d’opera e risolvere eventuali problemi (o meglio conosciuti come bottleneck);
- Meeting d’area: per ogni area (business, marketing, prodotto) fissiamo un meeting alla settimana di 1h nel quale entriamo nel dettaglio dei diversi progetti;
- All-team meeting: ogni due settimane, tutto il team si ritrova per una chiamata di 1h-1.5h per discutere dei vari progressi;
- Bootcamp semestrali: ogni sei mesi, tutto il team si ritrova da qualche parte in presenza per discutere del piano dei 6 mesi successivi. Questo evento permette al team di trovarsi di persona e dura circa 3-4 giorni, alternando momenti più istituzionali e di lavoro, a momenti che potremmo chiamare di team building, in cui creare legami più stretti, condividere esperienze e passioni. Una particolarità di questi eventi, che al momento si sono tenuti in Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia, è che li abbiamo svolti nella “casa di campagna” di alcuni componenti del team. Questo è un aspetto che trovo molto romantico: la natura e i valori di una volta che fanno da palcoscenico per brainstorming, idee innovative e digitale.
Come lavora attualmente il team?
Con alcuni membri del team, veniamo da circa un anno di vita e lavoro insieme (Cesare, Stefano, Manuel e Vito), non ultima la nostra estate siciliana in cui si è unita anche Madeleine, nostra collega californiana. Vivere e lavorare insieme, per quanto non da tutti e non semplice, ha diversi vantaggi: conoscersi e creare legami sempre più forti, comprendere quello che succede a 360° e procedere più rapidi.
Da metà settembre, buona parte del team (Cesare, Stefano, Manuel ed io) si è spostata a Budapest, affittando uno spazio di coworking e potendo vivere un’esperienza multiculturale a prezzi più accessibili. Abbiamo poi i nostri sviluppatori (Vito e Davide) in Sicilia, Madeleine in California, Benedetta e Giulia a Bologna.
Come da tradizione ormai, ci verranno a trovare a Gennaio per il quinto bootcamp della storia di Wyblo.
E.I.T.D. è vostro ambassador. Come vi siete scelti?
Per una startup è importante essere a stretto contatto con i propri clienti per comprendere al meglio come offrire un prodotto di valore. Per EITD l’innovazione è una parola chiave nell’essere aperta al networking e a nuove possibilità di collaborazioni. Il legame quindi è stato chiaro fin da subito. A Paolo va l’intuizione di aver visto in noi un giovane team pronto a dedicare sé stesso al miglioramento della formazione e questo lo ha spinto a darci una mano su diversi fronti. L’aspetto economico è marginale in un rapporto come il nostro, quello che conta è avere fiducia da entrambe le parti e creare delle opportunità insieme.
Progetti futuri?
Durante questo periodo estivo stiamo sviluppando la piattaforma che potrà essere usata dai nostri clienti. Questo ci permetterà di raccogliere dei feedback sulla loro esperienza di utilizzo e valore percepito così da migliorare e ottimizzare il prodotto per renderlo scalabile. Il focus dal 2022 è l’internazionalizzazione in Europa e poi in America. Questo è possibile grazie al network di partner, mentori, advisor, incubatori, acceleratori e investitori.
In bocca al lupo Wyblo!
Tag:formazione, startup, wyblo