Intervistiamo Gabriella e Stefania, da EITD al Libano per il Progetto Thyme
Ciao Stefania, ciao Gabriella! Potete descrivere brevemente il progetto Thyme a cui avete preso parte in Libano?
Il progetto Thyme "Transferring (Feet) Head Heart Hands Youth Methodology to (Middle) East" (THYME) è incentrato sui temi della cittadinanza globale e dell'educazione, della democrazia e dello sviluppo sostenibile. Ciò è in linea anche con gli obiettivi europei per i giovani. THYME mira a sviluppare la loro consapevolezza come cittadini globali e a consentire loro di studiare il modo di incidere su una comunità locale per renderla più sostenibile. La loro comunità locale sarà il punto di partenza per valutare se quest'ultima potrà effettivamente essere più smart e più sostenibile.
Piedi, Cuore, Testa, Mani è il metodo pedagogico e didattico sperimentato dal padre gesuita Fabrizio Valletti nel corso della sua ventennale esperienza in contesti ambientali difficili come Scampia, quartiere periferico di Napoli, territorio di frontiera, ex centro di spaccio della città, noto esclusivamente per i numerosi accadimenti negativi di cronaca nera.
Questa metodologia viene utilizzata da EITD attraverso un approccio formativo centrato sulla persona. La metodologia "Piedi, Cuore, Testa, Mani" accompagna il processo di apprendimento attraverso tutte le fasi integrate:
Piedi: scoprire se stessi uscendo dalla concezione statica del sé
Testa: imparare a pensare bene
Cuore: imparare a sentire il sé e gli altri
Mano: diventare artigiani e creatori
Thyme project è un progetto concepito principalmente sui giovani e per i giovani. Che apporto potrebbero/dovrebbero dare i giovani alla società attuale? Cosa, invece, impedisce loro di emergere?
Nel presente di tutti noi, i giovani rappresentano il futuro. Questa è una chiave di lettura fondamentale per comprendere l’importanza dell'investire nella loro formazione al fine di auspicare un futuro meno critico per l’intera società. Purtroppo oggi i giovani percepiscono l'investimento su di loro, come un carico di aspettative troppo grande, al quale non sempre sanno rispondere poiché indeboliti da contesti sociali che non aiutano nella crescita di una identità resiliente. Ci auguriamo che stimolando uno sguardo attento e critico dei giovani sul presente, essi stessi sappiano trovare un personale meccanismo per apportare piccoli ma grandi miglioramenti alla società, ricercando un confronto radicato alla realtà, non solo mediato dai social, ma anche di tipo generazionale, aprendosi alla possibilità di accogliere sempre nuove e formative esperienze, senza restare chiusi da schemi e paure.
Dovendo scegliere un solo aggettivo, come descrivereste i giovani libanesi?
Accoglienti.
Quale aspetto del Libano importereste subito in Italia?
Il popolo libanese dimostra ogni giorno una grande resilienza. Gli ''urti'' dai quali ogni giorno sono chiamati a rialzarsi sono molto più potenti di quanto noi italiani possiamo immaginare e la fierezza con la quale camminano nella loro Storia è un grande esempio di umanità.
Due punti cardine di Thyme project sono la sostenibilità e la cittadinanza globale. Cosa potrebbe far sviluppare meglio entrambe?
L'obiettivo di THYME è aumentare le competenze interculturali e globali dei giovani.
Per sviluppare nei giovani la consapevolezza di essere cittadini, sia a livello locale che internazionale, questi ultimi devono necessariamente essere individui attivi e non passivi di fronte alle sfide che potrebbero affrontare in futuro, indagando e trovando soluzioni concrete e sostenibili alle sfide della loro comunità.
Il supporto deve avvenire attraverso corsi di formazione a livello locale, utilizzando la metodologia esistente, un lavoro in affiancamento, la mobilità giovanile (workshop che implicano pratiche nazionali da confrontare con altre comunità locali straniere).
Quali sono state le vostre esperienze più significative o memorabili durante il vostro soggiorno?
La mattina trascorsa con i ragazzi alla Foresta dei Cedri di Dio è stata significativa per capire lo spirito che muove i ragazzi nelle loro scelte di vita quotidiana ed entrare in empatia con loro senza schemi. Le battaglie di palle di neve e i balletti li reputo memorabili. Inoltre il pomeriggio passato al Santuario di Nostra Signora del Libano ci ha fatto sentire parte di una famiglia allargata, rappresentata in particolare dagli operatori di Charitas Lebanon e LDN Lebanon. Abbiamo sentito le emozioni di chi ci stava intorno e ne siamo grate.
Solitamente, si dice che da un viaggio si ritorna spesso cambiati. È stato così anche per voi?
Sicuramente sì. Sentiamo di avere una diversa percezione delle nostre competenze e capacità professionali e inoltre le relazioni instaurate e le realtà conosciute ci hanno fatto di certo crescere come persone. Inoltre ci lamenteremo molto meno avendo compreso molte delle fortune quotidiane che viviamo.
Grazie. In bocca al lupo!
Viva il lupo!